Gioca ancora! Il valore pedagogico dei videogiochi

Gioca ancora!
Gioca ancora! Il valore pedagogico dei videogiochi, Marco Agnisetta, Erikson, 2023

Videogiochi? Non sono in assoluto né buoni, né buoni né cattivi. Sono uno strumento e come tutti gli strumenti hanno necessità di educazione all’uso. Anzi, diciamolo meglio: sono un media, un new media. E il fatto di essere nuovo (rispetto ai tradizionali ovviamente) rafforza ancor più la necessità di approcciarsi ad essi in maniera consapevole per tirarne fuori il meglio e magari affrontare i “coni d’ombra” che esistono anche in questo mondo.

L’aspetto più interessante che l’autore prova a sviscerare in questo testo è il valore pedagogico del videogioco. Tanto da organizzare il testo in due grosse parti, la cui seconda interamente laboratoriale. Un vero e proprio percorso di videogame education con tanto di schede predisposte e indicazioni su come poter impostare il lavoro, la cui base è altrettanto concreta, trattandosi di tre videogiochi di elevato livello narrativo, che affrontano tematiche profonde e con una forte richiesta d’interazione e capacità decisionale.

A questa seconda parte si arriva dopo un primo atto del libro, più teorico e quindi denso di informazioni, che inquadra in maniera ben definita il media nelle sue svariate sfaccettature e nelle sue, a volte grandi, diversità. Videogiochi per esclusivo divertimento, videogiochi per imparare, videogiochi per età. E ancora, tanti aspetti sui quali informarsi bene (microtransazioni e loot box soprattutto sui giochi gratuiti) punti sui quali fare chiarezza (dipendenza dai videogiochi, game disorder e hikikomori) e stereotipi da sfatare (videogioco come causa di comportamenti violenti) Altrettanto bene sono analizzati gli aspetti positivi: lo sviluppo delle competenze (le cosiddette softs skills soprattutto) una diversa capacità di apprendere e l’importanza delle narrazioni e dei contenuti che i videogiochi veicolano.

Mi sentirei di suggerire questo testo, non solo a insegnanti, professionisti dell’educazione e addetti ai lavori, che potrebbero trovare un prezioso alleato per il proprio lavoro, ma anche a genitori, nonni e tutte le persone curiose di capirne di più. Chi conosce il mezzo solo in maniera estremamente superficiale, rischia, infatti di restare fermo e imprigionato a un’immagine stereotipata e a bandirne l’uso piuttosto che provare a sfruttarne le potenzialità. Oltretutto tale immagine risulterà quasi sicuramente datata, per non dire vecchia, considerando quanto questo mondo, legato inevitabilmente alle tecnologie non accenna ad arrestare la sua corsa. Speriamo che i curiosi siano sempre di più. E questo sarebbe un altro ottimo punto di partenza.

[Recensione di Alberto Raimondi, bibliotecario]

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