Consigli di lettura: Dark Web
|Quando ho letto questo libro non ho potuto fare a meno di pensare a tutti gli amici di CoderDojo Brianza che, in questi anni, attraverso incontri di persona e collegamenti online, ci hanno raccomandato di non condividere le foto di minori sui social.
La storia raccontata in queste 220 pagine mi ha angosciata così tanto che ho dovuto finirla in poche ore.
La trama
Eva Vesna, 14 anni, sogna di diventare una influencer di moda, ha un profilo Instagram dove pubblica i suoi look, ma senza mai inquadrare il suo viso perché ritiene che non sia bello quanto il corpo.
Pio è il suo migliore amico, è un ragazzo timido e gentile, preso di mira dai bulli della scuola e additato come quello che “è stato bocciato in prima elementare, quindi deve essere un po’ scemo” e poco importa che la bocciatura sia stata causata da una malattia che lo ha quasi ucciso e lo ha costretto in ospedale per quasi un anno.
Doom Land è il nickname di lui: significa “ragazzo del destino”. Ma lui non è ciò che dice di essere e il web è una ragnatela in cui cadono le ragazzine.
Giovanniboccaccio è il nome d’arte di un ispettore infiltrato nel dark web che cerca di salvare minorenni intrappolate nella ragnatela..
Perché leggerlo
Questo romanzo è forte, vi arriverà come un pugno nello stomaco e vi farà male e non vi sentirete meglio pensando che è frutto della fantasia perché sapete già che situazioni di questo tipo ce ne sono troppe e che sono tristemente reali. Per questo motivo il target di lettori a cui lo consiglio è dalla terza media in avanti.
Ci sono diverse storie che si intrecciano e diverse prospettive che possono essere analizzate o nelle quali un lettore si può immedesimare.
Eva Vesna, la protagonista, ha un sogno comune a tante ragazze e ragazzi della sua età e, come loro, immagina un futuro radioso, fatto di approvazione continua da parte di persone che troveranno in lei un’ispirazione. Sta già ragionando su un avatar virtuale, il futuro degli influencer, ma non considera che per fare qualsiasi lavoro è necessario un duro percorso di preparazione personale. E’ avventata? Sì, ma spesso si aspetta che i suoi genitori si accorgano di lei e dei suoi problemi e invece sono sempre impegnati tra lavoro e pianificazione del futuro delle figlie secondo standard di un’altra generazione.
Intendiamoci: non è mia intenzione presentare i genitori di questa storia come cattivo esempio, anzi… Per i genitori che leggeranno questo romanzo dico subito che è facile immedesimarsi anche in queste figure. Quante volte pensiamo che i nostri adolescenti si chiudano nel loro mondo, fatto di piccoli problemi magari di cuore o con la scuola e quante volte siamo così di corsa che non riusciamo nemmeno a prenderci il tempo per andare oltre la nostra comfort zone e indagare se invece quel muso lungo di nostro figlio sta cercando un contatto o perfino un controllo da parte nostra.
Eva Vesna si trova imbrigliata in un problema che parte da web e che si ripercuote sulla sua vita reale, mentre Pio, il suo amico, ha un grosso problema con i bulli che tutti i giorni incontra andando a scuola.
Spesso parliamo di bullismo e di cyberbullismo, ma anche in questo il romanzo ci aiuta a capire che, in fondo, sono due facce della stessa medaglia e che l’effetto sulla vita di un adolescente è comunque doloroso e difficile.
E poi c’è lo stato d’animo del sovrintendente Mario Terni, alias Giovanniboccaccio, che tutti i giorni vede circolare sul web materiale di ogni tipo che riguarda i minori e che magari sono stati gli stessi genitori a pubblicare online. Immedesimarsi nel sovrintendente è forse il pugno più forte che dà questa storia. L’idea che ci siano persone che ogni giorno, ogni notte, devono leggere commenti osceni su minori inconsapevoli e devono cercare di capire fino a che punto questi bambini sono coinvolti, a volte senza riuscire a cavarne un ragno dal buco, altre volte arrivando troppo tardi…. E’ proprio quello che non vi lascerà tranquilli ogni volta che penserete di pubblicare qualcosa sui vostri figli.
Se anche capisse e trovasse quelli del forum su cui sta concentrando ora la sua attenzione, sarebbero pesci piccoli, passibili al massimo di denuncia. Almeno stando a quello che è riuscito a ricostruire finora. Schifosi che rubano foto di bambini e ragazzini, bambine e ragazzine, e se le girano commentandole come fossero opere d’arte.
Maledetto vizio di mostrare le bellezze dei propri figli appena nati; sharenting, si chiama in gergo. Che poi, che c’è di male nel desiderio di condividere con altri qualcosa che si ritiene meraviglioso? Un figlio appena arrivato e i suoi primi passi, i suoi primi dentini, il primo raffreddore, il primo sorriso. Niente, di male non c’è proprio niente, ma esistono dei malati che quegli scatti teneri li trasformano in oggetti del desiderio.